WIN 50 - Watsu & sport

"..è possibile un impiego del Watsu in ambito sportivo, acquatico e non?”
Mi è stato chiesto di portare la mia esperienza di istruttore e responsabile di un’Associazione Sportiva Dilettantistica che si occupa di nuoto, subacquaticità e apnea per adulti per ragazzi, all’interno della quale Watsu è entrato come strumento didattico/esperienziale particolarmente apprezzato.

    Per questo ritengo che il connubio Watsu-Sport possa avere molte possibilità di applicazione, aprendo così nuove prospettive per noi practitioner. Da quasi cinque anni infatti applico alle attività sportive di cui mi occupo, una serie di proposte mirate al “Mental Wellness in Acqua” (come recita anche il “sottotitolo” del nome della mia ASD). E’ risaputo che il benessere mentale, non solo in acqua, è una condizione importante per lo svolgimento di qualsiasi pratica sportiva, indipendentemente dalla finalità: agonistica, non agonistica o semplice attenzione alla salute nel desiderio di star bene. Da ex timoroso dell’acqua “alta”, mi ha sempre animato la volontà non solo di insegnare ad altri la tecnica del nuoto o della subacquaticità, ma anche di far sperimentare le sensazioni positive e divertenti che l’acqua può regalare. Questo nella convinzione di facilitare il controllo e la gestione delle sensazioni negative e delle paure che molti principianti possono manifestare. Divenire consapevoli e conoscitori del proprio respiro e delle sensazioni corporee in acqua permette infatti di acquisire più velocemente quella sicurezza che l’insegnamento troppo tecnico del nuoto rischia di trasmettere più lentamente quando trascura, come spesso accade, questi importanti aspetti . Fin dai primi corsi che ho iniziato a tenere come istruttore nella piscina presso cui ancora opero, ho voluto dedicare al rilassamento e alle sensazioni positive in acqua alcuni momenti didattici. E’ però con i corsi dedicati alla subacquaticità che ho potuto spaziare ed esplorare tutto ciò che attirava la mia attenzione in merito a questo tema. In modo particolare mi attraeva tutto ciò che poteva consentire ai miei allievi di sperimentare il principio di benessere in acqua che avevo in mente, ed è in questo contesto che ho iniziato ad inserire anche la proposta del Watsu. Ciò che provo a illustrare di seguito senza alcuna pretesa di autorevolezza è semplicemente la mia personale opinione in merito a come Watsu possa interagire e volgere lo sguardo al mondo dello Sport. Una possibile sinergia, questa, che consentirebbe al Watsu di aprire un’interessante finestra su realtà “nuove” rispetto al panorama classico della clientela delle Spa e dei centri benessere. Il mio lavoro mi ha ovviamente portato a declinare Watsu all’interno di alcuni sport acquatici, ma sono convinto che molte altre discipline possano trarre beneficio, utilità e, perché no, nuovi stimoli anche in ambiti sportivi “meno umidi” del mio.

    L’esperienza positiva maturata all’interno delle attività della mia ASD sottolinea come Watsu, pur configurandosi come una disciplina olistica appartenente all’ampia famiglia delle arti naturali per il benessere, possa ritagliarsi un ruolo interessante anche in ambito sportivo se comunicata e proposta all’interno di progetti e finalità ben definiti. L’ambiente sportivo vede spesso prevalere, tra i suoi praticanti, il desiderio della performance che si fonda sull’allenamento intenso, talvolta quasi ossessivo. Ho osservato spesso come la componente maschile degli sportivi si relazioni non di rado alla propria disciplina misurandola in termini di fatica, quantità di lavoro e/o numero di sedute o ripetute necessarie per potenziare muscoli e corpo. Troppo spesso vengono però trascurate, ancora oggi, altre dimensioni dell’atleta che incidono comunque e inevitabilmente su performance e risultati.    
    L’apnea, per le sue peculiarità, ha portato negli ultimi trent’anni ad indagare, sondare e approfondire con molta attenzione gli aspetti mentali che la sua pratica implica. In quest’ambito, insieme all’affinamento delle tecniche di allenamento, che potremmo definire muscolo-specifiche, ha esplorato, sperimentato e gradualmente elaborato un’articolata gamma di modalità di preparazione e approccio mentale a questa disciplina che consentono oggi ai suoi praticanti di intraprendere uno sviluppo armonico della loro dimensione fisica e psichica. Ne sono un  esempio il ricorso alla pratica dello yoga e delle tecniche di allenamento mentale (training autogeno, self talk, visualizzazioni, etc..). A molti sportivi la comprensione dell’importanza della cura del benessere mentale oltre che di quello “muscolare”, ai fini dei risultati, ha consentito di avvicinarsi con maggior interesse a queste nuove pratiche e discipline. Si è così incominciato a smarcarsi dalla consueta, ma non sempre efficace convinzione che “se non fatico tanto non miglioro”. Ovviamente allenarsi anche duramente serve, ma non sempre basta.    
    La proposta “Watsu & Apnea” è un percorso che ho ideato per i miei tesserati mixando rilassamento a terra, Watsu e qualche piccolo test in apnea statica in acqua calda per far comprendere in modo intuitivo e piacevole come il rilassamento profondo possa essere un potente alleato nel ridurre le sensazioni negative che si possono avvertire sott’acqua, soprattutto agli inizi, traendone beneficio in termini di piacere, performance e risultati. Questa proposta didattica ha riscontrato fin da subito un ottimo gradimento tra i nostri praticanti, permettendo a tutti di constatare come Watsu agisca in modo così profondo da consentire già alla prima esperienza un miglioramento di alcune prestazioni. Watsu consente evidentemente di agire con efficacia su meccanismi non consapevoli sui quali è difficile intervenire in modo altrettanto veloce con i consueti esercizi tecnici in acqua. Questa strana alchimia che lega una disciplina del benessere ad un miglioramento di una prestazione sportiva ha di fatto sorpreso anche qualche scettico del mio gruppo e ha reso più semplice veicolare e far conoscere Watsu all’interno del mio ambiente sportivo. La prospettiva di un possibile miglioramento di alcune prestazioni, unito alla riduzione delle tensioni muscolari che possono pregiudicarle, ha contribuito a ridurre anche le possibili perplessità o pregiudizi legati alla modalità intima di esecuzione che qualcuno può legittimamente manifestare quando scopre Watsu per la prima volta.    
    Essere partito da un “uso sportivo” del Watsu ha infatti permesso che se ne parlasse con interesse anche da parte di chi in genere non era attratto dalle discipline bio-naturali, consentendo quindi ad una platea di utenti che non vi ricorreva abitualmente, di scoprirne il potenziale rilassante e psico-regolatorio utile anche a livello sportivo per contrastare ansie prestazionali e aiutare il recupero funzionale. In questo modo molti utenti del mio impianto mi hanno avvicinato incuriositi, si sono avvicinati al Watsu e hanno chiesto di continuare saltuariamente a riceverlo anche al di fuori del contesto sportivo all’interno del quale avevano iniziato a sperimentarlo.    
    E’ stato così possibile far provare sessioni di Watsu ad altri allievi non solo dei corsi di subacquaticità, ma anche dei regolari corsi di nuoto. Il clima di fiducia unito alla libertà e al rilassamento che Watsu sa dare a chi lo sperimenta, si è rivelato utile anche in casi di nuotatori principianti, che riferivano un senso di disagio in acqua, migliorando il loro rapporto con l’elemento liquido. Ugualmente, la fortuna di avere presenti presso il mio impianto natatorio fino a due anni fa una squadra di serie A2 femminile di pallanuoto e una giovane nuotatrice agonista ai vertici del settore giovanile nazionale, mi ha permesso di coinvolgere anche queste atlete che hanno molto gradito le sedute di Watsu soprattutto dopo carichi di lavoro intensi o dopo alcune partite o gare di particolare durezza o difficoltà. Durante la stagione gli atleti passano infatti dai periodi di preparazione, a quelli della competizione e infine a quelli del recupero funzionale e della “rigenerazione”. Proprio in quest’ultima fase sono noti i benefici del Watsu, tanto che diverse esperienze sono già state acquisite a livello internazionale con atleti olimpici in varie discipline . E’ quindi facile comprendere come questo bodywork, che ai benefici dell’acqua calda (mio-rilassamento, aumento della sincronia dei due emisferi cerebrali con produzione di onde theta e liberazione di endorfine, etc..) unisce propri benefici meccanici (riduzione della gravità, quindi del peso delle strutture corporee, vertebre e colonna in particolare, miglioramento della circolazione specialmente nelle zone maggiormente dolenti o compresse con rimozione più efficace di metaboliti muscolari e conseguente facilitazione dei processi di recupero, minor consumo di ossigeno per minor dispendio energetico anti-gravitazionale che agisce sulla respirazione calmandola, facilitazione dello stretching e pertanto anche l’aumento della mobilità articolare, etc..) e psicologici (stati di ansia, nevrosi, pregressi vissuti traumatici, etc..) , possa “ben essere” d’aiuto nel riequilibrare lo stato di forma psico-fisico di qualsiasi atleta, a maggior ragione di quegli atleti che svolgono proprio in acqua la loro attività sportiva. In questi casi le sensazioni positive che Watsu dona, restituendo agli “sportivi dell’acqua” l’immagine di un’acqua che cura, accoglie, sostiene e rigenera e che non è solo luogo di fatiche crescenti, di sacrificio e a volte di traumi, possono davvero aiutare a riequilibrare e rigenerare mente e corpo. Inoltre consente agli atleti di mantenere un rapporto piacevole con l’acqua e di riconoscerne i suoi potenziali benefici, nonostante gli sforzi e le fatiche che in essa si trovano a dover sostenere.


Atleta si rilassa in acqua calda dopo gara 200 mt ostacoli   

     Questa piccola, ma per noi significativa esperienza maturata all’interno delle attività natatorie e subacquee di “Un respiro nel Blu” A.S.D., vuol dunque essere un semplice spunto di riflessione su come Watsu e chi lo pratica in modo professionale possano guardare al mondo dello sport in generale, e acquatico in particolare, come ad un settore di espansione dalle interessanti potenzialità di applicazione con cui dialogare con più continuità. Watsu, sia offrendosi come semplice esperienza rigenerante, sia unendosi ad altre competenze e professionalità, ad esempio nella creazione di percorsi mirati identificando obiettivi specifici per le varie discipline, può essere certamente valorizzato, consentendo peraltro una sua ulteriore diffusione e conoscenza. Ancora oggi infatti, a causa della scarsità di piscine riscaldate ove poterlo praticare e di operatori preparati che possano renderlo accessibile anche al mondo dello sport, è di fatto poco o per nulla conosciuto in molte regioni e province italiane. Un Progetto “Watsu & Sport” potrebbe pertanto rappresentare un nuovo, interessante e stimolante orizzonte  cui potrebbe rivolgersi con maggior convinzione il futuro di quest’arte, capace di contattare tutti i livelli dell’essere (fisico, emotivo, psicologico e spirituale) e quindi in grado di integrarsi con grande efficacia nella ricerca di quel Ben-Essere che ogni sportivo persegue nella disciplina che predilige.

Autore: Luciano Conti

 

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