WIN 52 - Tessuti d'acqua

“Quando le porte della percezione si apriranno la realtà ci apparirà per quello che è: infinita”. Apro le riflessioni che voglio condividere con voi con le parole di William Blake, perché sento che c’entrano molto con Watsu, con l’intento che muove le sessioni.

Ti capita, dopo aver ricevuto una sessione, di essere più in contatto con te stesso ed allo stesso tempo di essere in una condizione estatica, in pace con il mondo e in espansione infinita?

Come operatore, dopo una sessione di Watsu hai sentito nelle parole di feedback descrizioni simili?

 

Ma che cosa c’entra questo con il tessuto connettivo?

È  anche grazie  alla capacità dell’operatore di considerare il tessuto connettivo, vero e proprio tessuto connettore, che possiamo sperimentare quella sensazione di continuità tra la parte più profonda di noi stessi e il Mondo. Quello stato fortunato e unico di essere in contatto con il tutto, di appartenenza.

Qualche anno fa, leggendo Medicina energetica di James Oschman – ve lo consiglio caldamente –, ho trovato conferma e chiarimenti, rispetto al sistema che conduce energia e comunicazione al nostro organismo.

C’è un sistema di comunicazione ad alta velocità che è stato definito la matrice vivente.

Il premio Nobel Albert Szent-Gyorgyi si accorse di questo sistema attraverso la meditazione, lo studio delle proprietà subatomiche della struttura proteica corporea e l’osservazione della natura attorno a sé.

Gyorgyi intuì, ancor prima di dimostrarlo attraverso la sua ricerca, che ci fosse una forma di movimento e comunicazione che esula dalle normali vie neuromuscolari, osservando la reazione repentina di “lotta o fuga” di un gattino e le risposte che gli permisero di proteggere la cornea dall’impatto di una mosca mentre viaggiava in motocicletta.

Anche la ricerca di Emil Conrad –ormai lungamente nota nel mondo di Watsu- con persone lesionate al midollo, ci offre  un altro indizio nella direzione di un sistema straordinario, attivabile anche quando il sistema nervoso è disconnesso.

Semplificando, si può dire che un reticolo acquoso e cristallino fa da fiume trasportatore di atomi e molecole che formano un vero e proprio continuum energetico. Un ampio e continuo tessuto, dalle molteplici funzioni, che soprattutto connette e mette in comunicazione “democratica” aprendo la nuova prospettiva: la proprietà sistemica dell’organismo.

La rete connettivale, questo liquido cristallino, ha molteplici proprietà: una affascinante tra tutte è la piezoelettricità, dal greco “elettricità per compressione”. A causa della piezoelettricità ogni movimento del corpo, ogni pressione e ogni tensione in un punto qualsiasi genera una continuità e conduttività in tutto il tessuto connettivo. 

Ogni parte del corpo è raggiunta dalle informazioni trasmesse attraverso il tessuto connettivo che circonda i nervi: perinervio. Addirittura sono state scoperte proteine che creano una continuità tra l’interno della cellula e l’esterno, andando così a costituire la matrice vivente, deputata all’attività di integrazione.

L’implicazione di queste ricerche è rivoluzionaria per il nostro lavoro in acqua, ed è fondamentale, a mio avviso, che le mappe anatomiche che utilizziamo come riferimento, tengano conto dell’organismo non come un insieme di ossa e muscoli ben definiti e articolati attraverso cerniere, ma piuttosto come una trama fibrosa continua e pervasiva che in alcune sezioni è “infarcita” principalmente di fibre contrattili di actina e miosina, che poi durante il percorso vengono sostituite progressivamente da fibre elastiche, come l’elastina, successivamente da fibre più resistenti come il collagene ed infine delle sezioni che chiamiamo ossa, da cristalli di idrossipatite.

Un individuo dotato di un tessuto connettivo ben organizzato è in grado di percepire l’ambiente, di attuare scelte e di muoversi più velocemente e in anticipo rispetto alla  coscienza neurologica. Quando ad esempio un maestro di arti marziali viene attaccato, spesso è davvero conscio dell’attacco soltanto dopo che l’aggressore è stato scagliato a distanza. L’intero processo della reazione all’attacco si attua prima che l’evento abbia raggiunto la consapevolezza neurologica del maestro.

Ancora Oschman nelle sue ricerche ipotizza che nel tessuto connettivo permangano ricordi ed esperienze di traumi e che l’inconscio abbia a che fare proprio con la trama di tessuto profondo.

L’idea quindi è che durante una sessione di Watsu, chi sostiene in galleggiamento voglia fare quel salto di qualità contattando l’altro non solo senza giudizio rispetto a “chi è”, ma anche senza pregiudizio rispetto alle sue strutture anatomiche. Credere che il piede che teniamo in mano non sia solo ossa e muscoli, separato dal resto attraverso articolazioni; percepire sotto le nostre dita la complessa trama, la continuità; percorrere con fiducia quella continuità che ci consente di sentire il piede fino in cima alla testa. Arrenderci all’idea che ci siano parti separate e muoverci in modo tale da restituire la giusta percezione a chi sta orizzontale sull’acqua, quello di essere più simile ad una medusa, che a una macchina, in cui grazie al tessuto connettivo il movimento è una funzione di tutto l’organismo e non delle singole parti.

In tal senso va anche la ricerca di Cristina Levi e dell’osteopata Raffaele Dagostino, i quali adottano la visione di Sistema Corporeo.

Così Watsu entra appieno a far parte di quelle pratiche che si basano su “coreografie” di tutto il tessuto connettivo, incluso quello più profondo, la cui utilizzazione è solitamente dimenticata nell’adulto ma di fatto danno unità e leggerezza ai movimenti dei primi anni di vita.

Questa mattina in acqua ho avuto la grazia di percepire tutto questo.

Durante un gruppo di Watsu con le famiglie, ho sostenuto in galleggiamento una bambina di sei anni, nella posizione della danza del respiro, poi ho accolto anche il suo fratellino di sei mesi tenendo il suo occipite con una mano e il sacro con l’altra. Lui ha spontaneamente appoggiato la sua mano sulla testa della sorellina.

Ho cercato di mettere a tacere il mio Ego. Essere acqua e ascolto.

Ho lasciato che a prevalere fosse la qualità del tessuto del piccolo di sei mesi, tutto connettivo. Questa qualità a poco a poco ha raggiunto anche la sorella e la sua memoria di essere medusa, e i genitori che guardavano abbracciati e in risonanza.

Siamo usciti dall’acqua con un senso di gioia e gratitudine, avanzando un poco verso la percezione della realtà come infinita.

Autore: Patrizia Belardi

Le parti in corsivo sono tratte da “Essere corpo” di Jader Tolja, ricercatore, medico psicoterapeuta. Facilitatore di seminari in Italia e all’estero di Anatomia Esperienziale, validi anche nella formazione di Watsu Italia.

 

 

Associazione culturale Watsu Italia - via Verdi 3 - 58054 Scansano (GR) - C.F. 90020250016   |   Privacy policy   |   Watsu®  and the Watsu Italia logo are registered trademarks.

NOTE! This site uses cookies and similar technologies.

If you not change browser settings, you agree to it. Learn more

I understand