WIN 60 - Dell’acqua e della creatività

“Nel silenzio di una mattina
la tela
l’acqua
entrambe immote,
entrambe vuote,
entrambe pronte a ricevere il colore e le emozioni”.

Attraverso le mie esperienze pittoriche e di espressione corporea, ho sviluppato, nel mio sentire, una serie di immagini e analogie che hanno facilitato la creazione di un dialogo la creatività in acqua e quella sulla tela. Si tratta di un dialogo in continuo divenire e di continua ricerca di significati in cui l’acqua è come la tela, il colore come l’emozione che si rilascia durante una sessione. Incuriosito da queste simmetrie ho esplorato quell’elemento comune ai due mondi che, in me, lasciano il segno durante una sessione, sia essa di pittura o di watsu: la creatività.

Come funziona la mia creatività? come si esplica a terra? e in acqua?

Nel mondo greco-romano, l’artista era semplicemente un tramite attraverso cui si esprimeva qualcosa di ultraterreno e potente. Quel “qualcosa” fu personificato in un’entità, cui fu dato il nome di “daimon”, in Grecia e “genius” a Roma. Queste entità accompagnavano l’essere umano, dalla nascita alla morte, ed erano ritenute responsabili di fornire un contributo attivo all’espressione dell’individuo. Un artista dotato era quindi una persona che aveva la facilità ad essere “visitata” da questa corrente di energia. Quando ciò accadeva, in Grecia, si diceva, riferito in particolar modo ai sacerdoti degli oracoli, che essi si trovavano “nel respiro del dio”. In quei momenti era il divino a parlare e l’essere umano trasfigurato era un mero strumento. Questa eredità vive ancora ai giorni nostri: il termine entusiasmo deriva dall’espressione greca “en tou tzeù asmos” (essere nel respiro del dio).

Questo approccio è molto vicino a ciò che sento e vivo sulla tela e in acqua. E’una sensazione spesso molto fisica. A volte il daimon arriva con la forza del tuono e s’impossessa dei miei gesti e dei miei movimenti. A volte guida la mia mano e il mio sentire in maniera morbida e leggera. A volte non si presenta all’appuntamento e nulla di veramente creativo può accadere.

Esiste un altro aspetto, altrettanto importante, che entra nell’equazione, per realizzare un’opera o una sessione veramente sentita: una forte necessità ed intenzione di esprimermi che nasce dal mio sé più profondo. La coincidenza della corrente “geniale” che in qualche modo arriva da “fuori”, e la ferma e chiara intenzione di esprimermi sulla tela compongono lo sforzo sinergico della mia creatività.

Cosicché nella mio dialogo con l’espressione della creatività, colui che in watsu svolge il ruolo del testimone del percorso di chi riceve, coincide con il pittore: consapevole delle sue intenzioni, dello spazio, della tela, dei colori e dei suoi strumenti espressivi. Egli interagisce, in modo sinergico, con qualcosa di più alto: il genio creativo che lo visita. In watsu questo qualcosa di più profondo, altro non è, che lo stato d’animo del “viaggiatore” ovverosia di colui che riceve.

Autore: Fabrizio Peraldo Neia

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