18 October 2016
NOVITA' EDITORIALE Watsu - La cura e la libertà dell'acqua
Il nuovo libro di Watsu Italia
“Partire da zero, soltanto che lo zero è sempre un punto diverso”, mi ha colpito questa frase detta da Giovanni Delfino durante il training teatrale che sto seguendo.
Questa frase mi dice molto rispetto a Watsu Italia ed il suo nuovo frutto: Watsu la cura e la libertà dell’acqua.
Percepisco in questo anno un momento decisivo per Watsu Italia, a 16 anni dalla sua nascita, i membri storici, fondatori dell’associazione, si guardano negli occhi per fare il punto, per partire da zero, soltanto che questo punto zero non è più quello zero del 2000, ma è un punto denso, fatto di professionalità accresciute, di nuovi docenti, di nuovi orizzonti che Watsu in Italia ha preso o sta intravedendo.
Il libro voluto e curato in primis da Italo Bertolasi concretizza tutto questo e dà valore ad un percorso. A sostenere il progetto del libro, Xenia edizioni che già in passato ha colto il valore del Watsu, il potenziale, diffondendo altri testi.
Un libro scritto a più mani, da qui la ricchezza e la piacevolezza nella lettura, un libro che ben racconta dove sia ora il punto zero di Watsu in Italia. Scrivere a più mani, fa sentire assieme a “tenere il figlio” e arricchisce la visione di chi vuol conoscere la complessità di quel modo di comunicare che si chiama Watsu.
Mi sono da poco arrivate le copie del libro, leggo con commozione il capitolo introduttivo di Harold padre, ormai nonno pluri ottantenne, assaporo il suo racconto nella freschezza poetica dell’anziano che racconta le origini, la scintilla di passione creatrice e la sua vicinanza e gratitudine con la famiglia acquatica italiana. Ho visto Harold a Sasseta Alta qualche giorno fa stare in acqua per otto ore con la stessa vibrazione dei primi cerchi a Montegrotto, Alcatraz, Tabiano.
Nel libro vengono delineati un po’ tutti gli ambiti del Watsu, Antonello Calabrese ne ricorda la storia e chiarisce le norme che lo riguardano, Italo Bertolasi lo ridefinisce e offre, con la sua scrittura esperta, la vicinanza con l’aspetto della danza, quindi con la vita, con l’atto artistico e creativo.
Il capitolo di Keli Procopio e Gianni De Stefani riguardano la parte antica, profonda di cui è impregnato Watsu e che favoriscono l’apertura delle porte del sé, il respiro e la meditazione; Monica Marcangeli e Fulvio Zanella affrontano il tema emozionale dentro quel Sé, nel capitolo emozioni liquide.
Roberto Tordoni e Gianni De Stefani descrivono rispettivamente gli aspetti biomeccanici, anatomici e idrodinamici insiti nel Watsu.
L’aspetto originario del Watsu in Italia, cioè quello riferito alla cura primaria si trova nei capitoli di Roberto Fraioli sull’immersione in acqua durante il travaglio ed il parto e gli aspetti legati alla sessualità e nascita e nei due capitoli scritti da me sulle prospettive di Watsu e nascita e Watsu dedicato alle famiglie.
Nel libro c’è ampio spazio a nuove prospettive ed ambiti di ricerca, attraverso i due capitoli dedicati alla fibromialgia, la ricerca scientifica sul lavoro corporeo in acqua calda con pazienti con dolori cronici acuti e alle nuove visioni anatomiche sistemiche dell’osteopatia e dell’anatomia esperienziale.
Preziosissima la collaborazione con l’osteopata Raffaele Dagostino voluta e sostenuta da Cristina Levi che insieme a lui sta studiando e ricercando per portare il Watsuer in una dimensione sempre più di ascolto raffinato, capace di cogliere le necessità del Sistema Corporeo.
In questa direzione va anche la collaborazione con Jader Tolja, nel libro è riportata l’intervista che ho fatto al medico e psicoterapeuta sul Watsu. Leggerla ci aiuta a comprendere quanto Watsu sia uno dei modi più efficaci per contattare la dimensione viscerale.
L’ultimo capitolo ed alcune foto dedicate a quello che è il frutto più saporito di Watsu Italia: la scuola triennale nel centro Sasseta Alta.
Questo punto zero lo sento davvero ricco, lo sento vicino alla sorgente e lo sento impregnato di nuovi orizzonti. Nel punto c’è il centro e nello zero c’è il cerchio, l’essere insieme per creare.
Spero davvero che il nuovo libro possa essere letto da tutti voi, passato agli amici o utilizzato per presentare Watsu a medici, fisioterapisti, psicologi, chiunque possa volerlo conoscere e diffondere, usare come strumento di cura e di libertà.
Chi vuole potrà aiutarci nella diffusione del testo organizzando presentazioni nelle librerie, nei centri culturali delle città e perché no nelle piscine o centri termali, con possibilità di provarlo anche praticamente. Penso di poter dire che chi ha scritto si rende disponibile a partecipare agli incontri e portare la propria testimonianza.
Facciamo insieme un tuffo nel nuovo Watsu.
di Patrizia Belardi