WIN 76 - Sedute di Watsu Counseling
In questo articolo descrivo brevemente i passaggi più significativi di due sedute di Watsu Counseling e alcune riflessioni su di esse.
Userò solo le iniziali dei nomi delle persone di cui parlerò.
D., ingegnere e madre di due figli, mi contatta telefonicamente e avverto da subito in lei un grande desiderio di incontrare l’acqua con la sua bambina di tre mesi e allo stesso tempo una grande ansia rispetto alla Covid-19.
La seduta inizia in uno spazio a terra, dove accolgo lei e la piccola G.
Le chiedo come sta e ascolto ciò che mi dice, non solo a livello verbale, ma anche nel ritmo della voce e nel modo in cui tiene la bambina. Ogni tanto le faccio alcune domande.
Mi parla anche della sua prima gravidanza, del suo essere sopraffatta dall’esperienza di essere madre, pur provando piacere. Entra poi con rapidità nel racconto di quando circa sei mesi fa prese la Covid-19. Nel raccontarmi entra in una velocità e in una sovrapposizione di eventi: è palpabile la paura che l’ha attraversata, paura di contaminare i suoi familiari e paura che la bambina potesse stare male. Di fatto nessuno era in pericolo, ma la paura collettiva, che ha impregnato da tre anni a questa parte il nostro paese, l’ha portata a pensare al peggio, attivando una sua specifica e antica paura collegata alla morte e al danneggiare l’altro.
Quando ha cominciato a entrare in questo tema la piccola ha iniziato ad agitarsi e a piangere.
Ho chiesto se potevo prenderla, affinché potesse continuare a parlare liberamente: lei si è fidata e ha acconsentito. Ho sostenuto la bambina offrendole un campo di sicurezza. Il suo sistema si è co-regolato sul mio e al tempo stesso restava in contatto visivo con la madre, poiché la tenevo rivolta verso di lei.
Ho spiegato a G. che la mamma stava parlando di un momento molto difficile che hanno attraversato. G. era nuovamente tranquilla e ascoltava la mamma guardandola dalle mie braccia.
Ho chiesto a D. di rallentare perché stava entrando in un’emozione forte.
Quando ho avuto la sensazione che le parole fossero state espresse tutte, almeno in questo primo momento, le ho chiesto come si sentiva ora che mi aveva parlato di tutto questo. Lei mi ha sorriso e guardandosi un po’ intorno e guardando la piccola, come se vedesse in quel momento lo spazio per la prima volta, ha detto: «Sto bene, c’è una bella luce qui, mi sento tranquilla, mi fa piacere stare qui». Vedevo che i suoi occhi erano più grandi e brillanti e qualcosa si era come depositato.
Le ho chiesto dove sentisse nel corpo questa sensazione. Mi ha detto: «Nella pancia».
Sono entrata in una seconda parte della seduta in cui ho cercato di consolidare quell’esperienza di maggior tranquillità e piacere che sentiva nella pancia e da questa sensazione prendere maggior contatto con sua figlia.
Ho appoggiato G. davanti a lei, che con le gambe semiaperte la conteneva seduta sul tappetone. L’ho invitata a guardare negli occhi la bambina e sentire che cosa scorresse all’interno di quel contatto. Il campo energetico della stanza era cambiato, si percepiva contatto e sicurezza. Le ho chiesto di appoggiare una mano sulla sua pancia e l’altra sulla pancia della bambina per consolidare l’esperienza di rallentamento e di contatto. Il respiro guidava.
Siamo entrate in acqua con una sensazione di fiducia e piacere. In acqua c’era un’atmosfera calda e di quiete, la bambina era davvero a proprio agio. D., vedendo la bambina così tranquilla e libera in acqua, vedendo che sorrideva, sgambettava e si abbandonava all’acqua e alle nostre braccia, ha rafforzato quello che chiamo “circolo virtuoso della relazione”: quando il bimbo avverte la madre come presenza energetica sicura, si sente tranquillo; quanto più la madre vede star bene il piccolo tanto più lei stessa sta bene e così via.
I passaggi fondamentali della seduta sono stati:
- accogliere ciò che la madre portava;
- sostenerla e incoraggiarla nell’esplorare le sue emozioni, sentirle nel corpo;
- osservare il livello pulsatorio del verbale e quando aveva raggiunto il massimo dell’espansione di quella seduta riportarla verso di sé alle nuove sensazioni;
- consolidare le sensazioni nuove di fiducia come sensazioni nel corpo;
- sostenere il contatto tra la mamma e sua figlia sulla base di queste sensazioni.
Una coppia in attesa mi contatta per una seduta di Watsu. Li avevo già incontrati nella precedente gravidanza e accompagnamento neonatale.
Quando sono entrati in acqua hanno manifestato il desiderio di rilassarsi in acqua insieme, ma la tensione si tagliava con un coltello. Non sarebbe stato possibile entrare in galleggiamento con una così evidente tensione tra loro. Lo spazio era “freddo” e contratto.
Ho preso un tempo per chiedere come stavano e uno alla volta hanno iniziato a esprimere una serie di difficoltà; l’uno rimbalzava il disagio sull’altro. Continuava il balletto tra i due di: perché tu… quando tu… se tu sei...
Avvertivo molta distanza all’interno della coppia: qualcosa nel loro contatto si era interrotto. Non c’era comprensione.
Ho chiesto a ciascuno di esprimere ciò di cui aveva bisogno, ho chiesto loro di essere il più possibile chiari e sinceri con se stessi.
Il ritmo tra loro ha iniziato a rallentare, stavano entrando un po’ più in profondità nell’ascolto di se stessi, si percepiva più intimità.
Ho avvertito che la pulsazione del verbale era arrivata alla massima espansione di quell’incontro e stava avvenendo un movimento di reflusso verso l’interno, ho chiesto alla mamma e poi al papà se volessero dire qualcosa alla piccola in grembo.
Quando ha parlato il papà ha detto: «Ho paura che possa succederti qualcosa».
C’è stato silenzio profondissimo, i nostri sguardi sono cambiati completamente, la donna è entrata in empatia profonda con lui: c’era comprensione profonda. La coppia aveva perso in un incidente la loro bambina, alcuni anni prima. Il papà aveva molta paura di perdere anche questo figlio.
Finalmente era venuto alla luce un pesantissimo non detto. La donna non pensava che il suo compagno potesse aver provato per tutti i mesi di gravidanza una paura così grande da allontanarlo anche sessualmente da lei – motivo di tensione tra loro. Lui proteggeva in ogni modo la piccola e temeva di poterle fare male. L’ansia della perdita permeava entrambi.
I banali motivi di litigio si sono sgretolati nell’istante in cui è stata nominata e sentita profondamente la paura più grande.
La coppia si è abbracciata, il pianto è potuto uscire. L’atmosfera era completamente cambiata. Lo spazio si era allargato, espanso, c’era calore. Luminosità. Contatto.
A quel punto erano pronti per entrare in galleggiamento e sostenersi l’un l’altro in un’esperienza di piacere.
Alla fine della seduta c’è stato un tempo per integrare quanto vissuto.
Nella foto la piccola nata in casa qualche giorno dopo, legata ancora alla sua placenta.
Gli strumenti del Counseling mi hanno dato la possibilità di affinare l’ascolto, poter leggere alcuni fenomeni, creare la seduta su ciò che c’è e sostenere maggiormente il processo di scoperta di sé. Soprattutto lasciarmi guidare nella seduta dalla lente pulsatoria così come per primo l’ha osservata Reich: un movimento pulsatorio che è pervasivo nell’organismo e sottende a tutti i sistemi e apparati che si formano successivamente sulla base di questo ritmo, fatto di una fase che va dall’interno verso la periferia (espansione) e una di reflusso verso l’interno, che va dalla periferia verso il nucleo profondo della persona (raccoglimento).[1]
[1] Su questo specifico approccio vedi anche l’articolo di Giovanni Colombo - Processi sospesi e formazione del carattere
Autore: Patrizia Belardi